VIAREGGIO. “Ormai è evidente: il palazzo comunale non è diventato il famoso ‘palazzo di vetro’ di cui tanto si parlò in campagna elettorale”. Così scrive il Movimento 5 Stelle di Viareggio in un intervento.

“Quello che forse invece è meno manifesto è che alla presenza di fumose finestre poco trasparenti si aggiunge il contributo di un certo modus operandi che suona molto come l’antico adagio delle tre scimmiette – ‘Io non vedo, io non sento, io non parlo’.

“Entrati in Comune in forma di consiglieri comunali, noi del Movimento 5 Stelle che notoriamente sogniamo in grande ci siamo dati un gran da fare sotto il profilo della richiesta di documenti, accesso agli atti e interrogazioni: per criticare e proporre è necessario conoscere e con buona pace dei molti delatori non siamo affatto quelli della sola protesta, quelli che la proposta non sanno nemmeno dove stia di casa e che, come ci accusano spesso, nemmeno la vogliono.

“Tralasciando il quasi totale non rispetto della prassi amministrativa tale per cui, a fronte di un’oggettiva incapacità di produrre la documentazione richiesta, corre comunque l’obbligo di darne giustificazione entro i successivi tre giorni, è soprattutto in alcuni ambiti di pertinenza e quando si tratta di toccare alcuni tasti dai nervi scoperti che ottenere documenti e risposte precise si trasforma in impresa più che titanica, pura utopia.
In casi come questi infatti, si entra in un dedalo di rimandi di responsabilità che vanno dall’alzata di spalle del ‘non è a me che compete, rivolgersi altrove prego’ allo scaricabarile della peggior specie sulla base del fatto che, non di rado, non è nemmeno chiaro quale sia l’ufficio deputato a rispondere.

“Ultimo di questa serie di sfortunati eventi, quello per cui, a seguito di un’ennesima richiesta di accesso agli atti, siamo stati informati del fatto che l’unica risposta possibile sarebbe stata una banalissima certificazione mediante la quale si attesti che i documenti richiesti ‘semplicemente’ non esistono.

“Sfortuna vuole che nessuno si sia reso disponibile per produrre e firmare una certificazione di questo tipo.
Lo sappiamo, si sarebbe trattato di una sorta di ammissione di colpevole negligenza rispetto a documenti che, per loro stessa natura, non hanno facoltà di sussistere o meno in base a come tira il vento.

“Ammettiamo che quest’amministrazione comunale, una volta di più, ci stupisce con i suoi effetti speciali poiché anche su documenti inesistenti è riuscita a costruire tutta una serie di ipotesi di giudizi e prese di posizione, a testimonianza di quanto anche in politica basti essere fermamente convinti dell’esistenza di qualcosa perché questa cosa non solo esista, ma sortisca effetti. Un po’ come avviene con il famigerato effetto placebo.

“Quel che è certo è che attestare che alcuni documenti non si trovano più e, forse chissà, non sono mai esistiti, richiede una certa dose di assunzione di responsabilità e coraggio, elementi la cui colpevole assenza pare essere diventata ormai il leitmotif trainante di buona parte dell’ormai nota prassi politica.

“Sebbene questo ‘J’Accuse!’ non voglia essere una denuncia generalizzata e senza alcun discrimine, viene in ogni caso da chiedersi se gli addetti ai lavori siano consci del fatto che l’esimersi dallo svolgere la propria funzione costituisca un danno per tutta la città, prima ancora che per i singoli consiglieri, oltre a fornire un valido motivo per ritenere che ci siano tutte le buone ragioni per mandare a casa anche loro.

“Qualcosa ci dice però che, anche in questo caso, rischieremmo con tutta probabilità di accrescere le domande senza risposta”.

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